Uscite Organizzate

Uscite Organizzate

La comunità integrata può costituire una nuova occasione dci prendere in mano la propria vita, ma nella maggior parte dei casi rischia di rappresentare la “costrizione” della propria esistenza non solo in un luogo, ma anche in un’idea, in un pregiudizio, in una negazione della propria esistenza. Questo ne riduce la progettualità e la qualità della vita, a partire dall’allontanamento dal proprio contesto affettivo e relazionale e dal ruolo che l’anziano occupava prima nella società; questa situazione può contribuire, e in alcuni essere scatenante, di un certo grado di deperimento dello stato cognitivo e affettivo.

Proprio per salvaguardare la dimensione cognitiva e affettiva legata alla dimensione sociale dell’esistenza dell’anziano, una parte delle attività deve essere orientata alla stimolazione della socialità e della relazionalità.

La maggior parte degli anziani che vengono inseriti in una struttura, benché una volta entrati percepiscano una limitazione della libertà, non conducevano un’esistenza carica dci interessi.

Molti vivevano isolati, concentrati sulla cura di sé e della propria casa.

La libertà percepita pensando al periodo precedente all’inserimento, consiste spesso nella conduzione di una vita sregolata, in cui si mangia quando si preferisce e solo ciò che si preferisce, spesso in maniera inadeguata con conseguenze sullo stato di salute e di nutrizione, ci si lava quando si ha voglia, si assumono le terapie a proprio piacimento.

Alla luce di questo la vita in struttura, con i suoi ritmi e le sue regole nel mangiare, nella pulizia e nella cura di sé, nell’assunzione della terapia e nella convivenza con gli individui che rappresentano mondi diversi dal proprio, agli occhi degli utenti inizialmente può apparire limitativa della propria autonomia. Peer questo motivo oltre al lavoro sull’integrazione è necessario lavorare sulla stimolazione di nuovi interessi che suscitino nuove dinamiche di socialità e relazionalità. Questo aiuta l’anziano a scoprire una nuova dimensione di libertà e autonomia che probabilmente non aveva mai assaporato e che gli permette di non relegare più la propria libertà alle funzioni di mantenimento di sé, ma gli consente altresì di intravedere nuove possibilità di divenire, seppur legate al proprio bagaglio culturale-attitudinale costruito nel corso dell’esistenza.

Tali obiettivi non si possono raggiungere solo attraverso le attività laboratoriali e di stimolazione cognitiva all’interno della struttura, ma è necessario permettere all’anziano di riappropriarsi della vita che continua a svolgersi al di fuori.

Pensiamo alle processioni e alle feste paesane, a cui spesso l’anziano tende a partecipare affacciandosi al portone di casa sua o chiedendo a un nipote di comprargli un pezzo di torrone. La vita residenziale ci consente di stimolare l’anziano ad uscere dalla struttura per passare realmente lungo le vie del paese. La consapevolezza di essere accompagnati e seguiti anche in questo tipo di attività smorza i timori dell’anziano circa la fatica che farà nell’uscire fuori di casa, nella possibilità di star male, e la dimensione gruppale ne facilitano le dinamiche di coinvolgimento. Inoltre la stessa idea di uscire dalla struttura per riappropriarsi della propria libertà, svolge la funzione di stimolo a partecipare attivamente alle attività.

Si ha la possibilità di stimolare un nuovo rapporto con l’esterno, promuovendo attività che molti anziani non hanno mai svolto, perché troppo distanti dal modo di concepire la vita stessa e quindi limitati dal proprio bagaglio culturale e di consuetudini; si pensi a quegli anziani istituzionalizzati che partecipando alle uscite educative programmate vedono per la prima volta la spiaggia o il mare o addirittura la città di Cagliari e i suoi musei o addirittura i centri commerciali a novanta anni.

È possibile inoltre fargli riappropriare di libertà che per loro sono legate alla gioventù o stimolare l’emergere di nuove dinamiche relazionali con i luoghi che nella loro esistenza non hanno avuto molto a che fare con il divertimento, il relax o la compagnia. Pensiamo alle gite nelle campagne, molti erano dei luoghi di lavoro o di infanzia, verso i quali gli anziani dirigono i propri ricordi nostalgici.

A tal proposito vengono inserite all’interno della programmazione delle terapie non farmacologiche di Villa A.D.A. le uscite organizzate di vario tipo proprio per coinvolgere in tal senso i nostri ospiti, per raggiungere così una buona qualità della vita.

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